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Siccità nella Piana del Fucino: una tragedia annunciata che non trova soluzioni ragionevoli

11 Agosto 2025 | Non categorizzato

Negli ultimi anni, la Piana del Fucino – uno dei principali poli agricoli dell’Abruzzo dove la ricchezza del suolo, di origine lacustre, e la conformazione pianeggiante dell’area consentono la coltivazione di prodotti d’eccellenza come la carota del Fucino (che ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta – IGP) – sta affrontando una grave crisi idrica, resa ancora più acuta dalla crisi climatica, responsabile di eventi siccitosi sempre più frequenti e prolungati nel tempo, e da una gestione inefficiente delle risorse idriche.

Per ovviare alla crisi, la Regione Abruzzo ha avvallato un assurdo progetto irriguo che prevede, oltre alla captazione del fiume Giovenco e delle sorgenti Restina e Boccione, anche la realizzazione di una rete a pressione di 200 km sulla parte orientale della piana.
Una soluzione che, secondo Salviamo L’Orso, Rewilding Apennines e Forumambientalista, non è solo inefficace ma rischia di causare gravi danni ambientali e faunistici.

Il fiume Giovenco, infatti, attraversa una delle aree più selvagge e ricche di biodiversità dell’Appennino centrale, ai margini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le sue acque alimentano un habitat essenziale per specie protette come la lontra e, soprattutto, l’orso bruno marsicano. La captazione del fiume ridurrebbe drasticamente la sua portata idrica, alterando gli equilibri ecologici e mettendo a rischio la sopravvivenza di questi animali, già minacciati dalla frammentazione dell’habitat e dalla pressione umana.

Eppure, come spiega il comunicato stampa diffuso dal Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua e firmato da Salviamo L’Orso, Rewilding Apennines e Forumambientalista, “la stessa Autorità di Bacino che dovrebbe porsi come garante dell’ecosistema fluviale e delle comunità che da esso dipendono, da un lato ammette nero su bianco che i dati presentati nel progetto non sono attendibili e che manca un bilancio idrico, idrologico e idrogeologico per l’intera Piana prescrivendone l’elaborazione. Dall’altro, in un documento ufficiale, rilascia parere positivo andando contro uno studio sul bacino idrogeologico della piana della cui esistenza siamo venuti a conoscenza attraverso una richiesta di accesso agli atti della Regione Abruzzo. Secondo lo studio dell’Università dell’Aquila, risalente al 2008, nelle annate piovose il settore agricolo avrebbe potuto accedere al massimo a 5 milioni di mc/mese a luglio ed agosto. Negli anni di aridità tale quantità dovrebbe scendere a 2-3 milioni di mc/mese, dati che non considerano né i deflussi da rilasciare nell’alveo del fiume Giovenco e nei canali, né gli effetti della crisi climatica che sta esacerbando i periodi di scarsità idrica. Eppure, nel progetto sono stati concessi ben 4 milioni di mc/mese per soli 5.100 ettari che, considerando tutti i 13.000 ettari della Piana, aumenterebbero a 10 milioni di mc/mese”.

A destare preoccupazione è anche la tenuta strutturale della proposta: il Giovenco è un corso d’acqua modesto, con una portata limitata e soggetta a forti variazioni stagionali. Durante i periodi di maggiore bisogno idrico, come l’estate, il fiume è spesso in sofferenza e utilizzarlo come fonte primaria per l’irrigazione del Fucino significherebbe sottrarre risorse a un ecosistema già fragile, senza garantire un apporto sufficiente per le esigenze agricole della piana. Captarne l’acqua comporterebbe dunque alterazioni significative dell’equilibrio naturale del bacino idrografico compromettendo gli habitat fluviali, riducendo la biodiversità e causando problemi di erosione o inquinamento nelle aree a valle. Inoltre, deviarne il corso potrebbe avere ricadute anche sulla disponibilità di acqua per altri comuni e territori che già dipendono dal Giovenco senza, oltretutto,
risolvere il problema di fondo ossia la scarsa efficienza della rete irrigua del Fucino che richiede seri interventi strutturali sul sistema irriguo: senza un ammodernamento delle infrastrutture e l’introduzione di tecniche di irrigazione più sostenibili (come potrebbe essere, ad esempio, l’irrigazione a goccia), ogni nuova fonte d’acqua rischia di essere sprecata.

Per questo, la nostra associazione chiede che le risorse vengano investite in interventi strutturali sostenibili, come l’ammodernamento dei canali irrigui, il recupero delle acque reflue, la raccolta delle acque piovane e la promozione di tecniche agricole a basso consumo idrico. Soluzioni che permetterebbero di salvaguardare sia l’agricoltura del Fucino sia la biodiversità dei corsi d’acqua montani.