Perché una nuova associazione per la tutela dell’orso bruno marsicano? Prima di tutto perché la situazione del plantigrado non solo è precaria, ma a fronte di un rinnovato impegno ed interesse (almeno a parole) delle istituzioni preposte alla sua protezione,  non dà ancora segni di una decisa inversione di tendenza e rischia invece di precipitare verso il punto di non ritorno dell’estinzione.

Giochi nella neve - ph. Giancarlo Mancori

Lo sforzo di ricerca e monitoraggio della specie, del suo habitat e delle cause che la minacciano, realizzato dal team dell’Università La Sapienza di Roma per conto ed insieme al Servizio Scientifico del PNALM, ha prodotto un utilissimo strumento, il PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano).

Inizialmente promosso e sottoscritto da tutte le autorità politiche ed amministrative dell’area geografica comprendente l’habitat primario di questa specie, il PATOM sembra essere già stato dimenticato, non viene tenuto in alcun conto nelle decisioni di gestione del territorio dell’orso ed invece di esserne lo strumento guida  rischia di diventare un inutile documento cartaceo o peggio l’epitaffio sulla tomba dell’orso bruno marsicano.

Oltre ad improrogabili misure di ampliamento del PNALM, volte a dare certa e definitiva protezione ad alcune zone critiche per l’orso, da sottrarre per sempre agli appetiti speculativi (l’area di Monte Greco ne è un esempio), c’è bisogno com’è gia stato detto da persone più autorevoli di noi, di una presa di coscienza collettiva. Bisogna fare di questa battaglia per la sopravvivenza dell’orso in Abruzzo, e più ampiamente in appennino centro-meridionale, una emergenza culturale non solo delle regioni interessate, ma del paese intero.

Qui si tratta di rendersi conto e di promuovere il concetto che assicurare un futuro all’orso in Italia centrale oggi ha la stessa valenza e lo stesso profondo significato che ha per l’Italia la conservazione di un sito archeologico unico al mondo come quello di Pompei.

Ecco, di fronte a questa consapevolezza che ho ritrovato in tanti amici, in semplici appassionati incontrati per caso nelle “terre dell’orso”, nei ricercatori che hanno seguito per anni il “fantasma”, nella maggioranza dei guardiaparco e dei forestali innamorati del loro “bestione” … l’associazione Salviamo l’Orso, composta da un gruppo di persone che hanno a cuore la sopravvivenza dell’orso ha deciso di impegnarsi seriamente in questo ultimo estremo tentativo per far sì che questa consapevolezza contagi il pubblico più vasto. Chi, pur non essendo un archeologo, avallerebbe mai la distruzione di Pompei? Perché mai quindi, si  dovrebbe  negare il diritto alla vita ad una  popolazione di orsi che da centinaia di anni abita i boschi abruzzesi contribuendo a farne un luogo magico e straordinario nell’immaginario collettivo di migliaia di persone di tutta Europa?  I turisti ci invidiano gli orsi e continuano a tornare anno dopo anno nella speranza di scorgerli da lontano o di intuirne l’elusiva presenza attraverso i segni che essi lasciano.

Salviamo l’Orso – Associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano, pur riconoscendo l’importantissimo ruolo che tutte le associazioni ambientaliste hanno avuto nel porre all’attenzione dell’opinione pubblica il pericolo dell’estinzione di questa specie, si rende conto degli innumerevoli fronti su cui queste associazioni sono impegnate e ritiene che ci sia uno spazio da riempire e  molte cose da fare per combattere la battaglia culturale a cui sopra si accennava e per intraprendere una serie di attività ed interventi concreti.

Salviamo l’Orso non condurrà quindi solo una battaglia di indirizzo culturale e di sensibilizzazione, ma intende impegnarsi nel reperimento di sponsor e fondi privati per intervenire concretamente in aiuto alla specie.

Il  modello a cui vorremmo ispirarci è quello di alcune fondazioni  europee e nordamericane (Fundacion oso pardo, Vital ground … per citarne solo un paio) che si battono attivamente e concretamente  per preservare le migliori  condizioni  che assicurino la sopravvivenza del plantigrado. Insomma, insieme alla battaglia culturale e di lobby, affiancati all’associazionismo tradizionale, Salviamo l’Orso vuole fare, concretamente fare.

Spero che il tempo ci dia ragione e che nel giro di qualche anno si possa guardare al futuro del “nostro” orso con maggior ottimismo.

L’impresa è difficile, può addirittura sembrare disperata nell’Italia di oggi così poco attenta ai valori “immateriali”, ma precedenti esperienze, e qui voglio citare l’incredibile ripresa numerica dell’orso in Spagna (Cantabria ed Asturie), o più vicino a noi in Trentino, dimostrano che si può lavorare per invertire una tendenza e noi abbiamo deciso di provarci seriamente.

Stefano Orlandini – Presidente