Scritto da Jake Morris, Mario Cipollone e Simone Giovacchini

 

Nel 2018 Patagonia & Tides hanno sponsorizzato Salviamo l’Orso per il progetto “Il lato tagliente della conservazione”, per la rimozione di almeno 12.000 metri di filo spinato dalla zona di protezione esterna (ZPE) del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

 

Descrizione

L’utilizzo della recinzione in filo spinato per proteggere le attività agricole o i rimboschimenti dalla fauna selvatica e dal bestiame domestico era una pratica molto diffusa che ha avuto come conseguenza l’immissione di una grande quantità di filo spinato negli ecosistemi naturali. Numerose pubblicazioni accademiche evidenziano gli effetti dannosi delle recinzioni in filo spinato per la fauna di medie e grandi dimensioni a causa di una varietà di effetti diretti e indiretti. Le recinzioni, in particolare quelle realizzate con il filo spinato, possono essere sia barriere in senso letterale, impedendo il movimento degli animali, sia barriere funzionali che riducono la frequenza dei movimenti della fauna. Questi effetti negativi sono ancor più evidenti per i grandi carnivori, che possiedono territori molto estesi e vanno in dispersione in aree molto vaste. La frammentazione dell’habitat può determinare un aumento della mortalità diretta delle grandi specie di carnivori, ma anche innescare effetti a cascata che danneggiano l’intero ecosistema. È una minaccia ben nota che è in costante peggioramento in tutti gli ecosistemi globali.

La barriera letterale e funzionale esercitata dalle recinzioni di filo spinato è una causa diretta di problemi di frammentazione per una varietà di specie chiave. Ciò provoca riduzioni nella distribuzione, nella dispersione e nella struttura demografica di alcune specie e, a sua volta, genera vari effetti genetici deleteri come la deriva genetica e la depressione da inincrocio, a cui sono particolarmente sensibili le popolazioni numericamente ridotte. Ogni limitazione della capacità dell’orso bruno marsicano di disperdersi, con relative ripercussioni sulla sua integrità genetica, rappresenta una potenziale minaccia per il futuro della specie e deve pertanto essere mitigata.

“Il lato tagliente della conservazione” è un progetto proposto a Patagonia & Tides da alcuni soci di Salviamo l’Orso che hanno avuto modo di verificare personalmente le minacce apportate dal filo spinato sulle montagne in cui vivono. Salviamo l’Orso ha ricevuto l’autorizzazione per questi interventi dai Comuni di Villalago, Cocullo e Gioia dei Marsi all’interno della ZPE e dal Comune di Pettorano sul Gizio per la Riserva Monte Genzana Alto Gizio.

 

Aree di intervento

Le aree di intervento hanno incluso i corridoi faunistici tra la ZPE del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e il Parco Regionale Sirente Velino a nord, nei Comuni di Cocullo e Gioia dei Marsi, e tra il PNALM e il Genzana a est, nel Comune di Villalago e, in minima parte, nel territorio di Pettorano sul Gizio, nella Riserva Monte Genzana Alto Gizio.

 

Obiettivo generale

La conservazione dell’orso bruno marsicano attraverso il ripristino del suo habitat naturale.

 

Obiettivi specifici

L’obiettivo principale è la rimozione delle recinzioni di filo spinato per facilitare la dispersione dell’orso bruno Marsicano dal PNALM verso il Parco Regionale Sirente Velino e il Parco Nazionale della Majella e ridurre il rischio della deriva genetica e della depressione da inincrocio nella piccola popolazione di orsi dell’Appennino. Inoltre, il progetto punta a riqualificare l’habitat e il paesaggio di queste splendide montagne attraverso la rimozione del filo spinato che può rappresentare una minaccia mortale per i grandi mammiferi, in particolare per i cervi maschi, che potrebbero restarvi impigliati con i palchi nel periodo del bramito, quando combattono a testa bassa per il proprio harem, e anche per gli uccelli di grandi dimensioni, come grifoni, aquile e gufi, quando spiccano il volo.

 

Azioni

Il progetto ha coinvolto numerosi volontari da diversi paesi, in prevalenza europei, che hanno dato un notevole contributo pratico, oltre ad avere avuto la possibilità di maturare un’esperienza nel campo della conservazione.

È risultato estremamente vantaggioso prevedere il vitto e l’alloggio per i volontari di Salviamo l’Orso durante il progetto. Ciò ha aumentato l’efficacia degli interventi di rimozione del filo spinato, riducendo i tempi di spostamento che altrimenti sarebbero stati eccessivi, e ha consentito di estendere l’azione ad aree di connessione più vaste, ampliando e migliorando corridoi faunistici così essenziali per molte specie. L’arrivo di volontari in comunità locali isolate ha prodotto benefici sia sociali sia economici, oltre che a trasmettere una visione positiva delle attività di conservazione.

 

Durata

Dal 19 ottobre 2018 al 19 novembre 2019.

 

Risultati

In venti giorni di lavoro complessivi da ottobre 2018 a novembre 2019, i volontari di Salviamo l’Orso hanno rimosso 45.000 m di filo spinato, pari a 15.000 m di recinzioni dalle montagne di Villalago, Cocullo, Gioia dei Marsi e Pettorano sul Gizio. Se si aggiunge il filo spinato tolto nel 2017 nell’ambito del progetto Let’s take action for the bear, sponsorizzato da EOCA, il totale sale a 65.000 m di filo e 24.000 m di recinzione. Secondo dei principi di smaltimento sostenibile, i pali in legno dei recinti sono stati impilati sul posto, in punti non visibili dai vicini sentieri e dalle strade bianche, simulando cataste di legno morto che possono fungere da rifugio per piccoli animali. Abbiamo adottato due metodi diversi per creare queste pile: 1) vicino ai cespugli nelle aree aperte, sul versante sud, al fine di creare siti di termoregolazione per i rettili o barriere antivento per gli uccelli di prateria che nidificano nei cespugli; 2) vicino agli alberi decidui nei boschi, in modo da realizzare rifugi umidi per gli anfibi terricoli tipici dell’ambiente forestale come le salamandre. Sebbene non ci siano analisi ecologiche a sostegno dell’azione (per esempio, che dimostrino che la disponibilità di rifugi è il fattore limitante per le popolazioni delle specie target), crediamo che questi metodi siano il miglior compromesso tra le difficoltà logistiche per lo smaltimento dei pali e la sorte da riservare a questi manufatti in legno, che nel tempo saranno naturalmente degradati dalle comunità biologiche nell’area di intervento. Soltanto pochi pali sono stati lasciati in piedi sui crinali dei monti per servire da posatoio per specie protette di uccelli, come le averle.

Nel periodo di giugno-novembre 2018, i nostri volontari hanno monitorato le aree di progetto con cadenza regolare, riportando avvistamenti diretti di grandi mammiferi (cervi, caprioli, cinghiali e persino alcuni esemplari di orso marsicano e di lupo appenninico) e di uccelli da preda di grandi dimensioni come l’aquila reale, il biancone, il nibbio reale e il grifone, oltre a trovare molteplici segni di presenza di queste specie.

Una pista promettente è stata scelta per indagare il passaggio degli animali selvatici e l’impatto del filo spinato sui loro movimenti. Nell’ottobre 2018, una fototrappola Bushnell è stata collocata sul posto. Nell’aprile dell’anno successive le line di filo spinato davanti alla fototrappola sono state tagliate. All’inizio di giugno la Bushnell è stata ritirata perché il rigoglio della vegetazione in primavera ed estate l’avrebbe avviluppata. È stata poi installata di nuovo nello stesso posto alla fine di settembre. Le riprese ottenute in nove mesi si sono rivelate preziose, mostrando come la fauna potesse finalmente muoversi liberamente senza l’ostacolo del filo spinato.

I monitoraggi sul campo sono continuati con regolarità anche nel periodo maggio-novembre 2019, riportando la presenza delle stesse specie animali già segnalate, ma con una maggiore libertà di movimento.

 

Budget

Patagonia & Tides Foundation hanno sponsorizzato “Il lato tagliente della conservazione” con 6.000 dollari per spese di assicurazione, attrezzature, strumenti per il monitoraggio e vitto e alloggio per i volontari. La spesa complessiva è stata di 7.178 dollari, integrata da Salviamo l’Orso con fondi propri.

 

Conclusioni

Questo progetto ha visto il coinvolgimento di almeno quaranta volontari che hanno mostrato dedizione e determinazione fuori dal comune per liberare le montagne tra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Regionale Sirente Velino o il Parco Nazionale della Majella da circa quaranta chilometri di filo spinato che impedivano gli spostamenti della fauna selvatica. Il paesaggio naturale ha tratto beneficio da questi interventi e anche le comunità locali, che hanno goduto del ripristino dei valori ecologici del loro territorio. Tuttavia, sono ancora troppi i chilometri di recinzioni di filo spinato rimasti sulle nostre montagne. SLO è determinate a portare avanti quest’azione di riqualificazione ambientale.

 

Ringraziamenti

Ringraziamo di cuore tutti i volontari che hanno preso parte a quest’azione, in particolare Jake Morrison e Johanna Willock per aver scritto la proposta di progetto, Simone Giovacchini, Cedric Rocholl, Fabrizio Cordischi e Julien Leboucher per i monitoraggi sul campo, Francesco Verrocchio per aver montato i video della fototrappola, e il personale di Rewilding Apennines. Siamo grati a Wildlife Adventures, al nostro volontario Maurizio Carfagnini e un amico di Cocullo, Pietro Marinilli, per averci aiutato a portare giù le matasse di filo spinato con i loro fuoristrada. Un ringraziamento speciale va a Bailey Sheridan – Patagonia Reno Outlet Sales Manager – per aver svolto un periodo di volontariato con noi da settembre a novembre 2019, mostrando una particolare dedizione per questo progetto.

 

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Bibliografia

https://besjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/1365-2664.12013
https://www.researchgate.net/publication/285642397_Barbed_wire_fencing_as_a_hazard_for_wildlife
http://www.sagegrouseinitiative.com/wp-content/uploads/2013/07/Wyo_FenceGuide.pdf
https://sora.unm.edu/sites/default/files/journals/wilson/v102n03/p0553-p0558.pdf
https://www.birdlife.org.za/what-we-do/terrestrial-bird-conservation/what-we-do/birds-and-fences/