Faggeta alla fine dell'autunno - ph. F. FerreriSebbene la specie sia, allo stato naturale, in grado di vivere anche in ambienti di fondovalle, l’enorme pressione antropica esercitata negli ultimi secoli unita alla progressiva erosione e frammentazione del territorio naturale, hanno confinato l’habitat primario dell’orso marsicano quasi esclusivamente alle aree di montagna dell’Appennino Centrale, caratterizzate da minore disturbo dell’uomo e dalla disponibilità di risorse trofiche sufficienti al sostentamento della popolazione.

La faggeta è la foresta appenninica per antonomasia, si estende a una quota che va dai 900 ai 1900 mslm e può presentare, accanto alla specie dominante del faggio (Fagus sylvatica), associazione di altre specie relittuali, quali il tasso (Taxus baccata) e l’agrifoglio (Ilex aquifolium) o, più raramente, l’abete bianco (Abies alba). All’interno della faggeta l’orso, così come altri grandi mammiferi, trova un rifugio ideale, specialmente sui versanti e nei valloni che, per ragioni geomorfologiche, sono caratterizzati da maggiore asperità e difficile accesso per l’uomo.

Il frutto del faggio, la faggiola, costituisce un’importante risorsa alimentare per l’orso, tuttavia la necessità di integrare la dieta porta l’orso a frequentare anche i boschi cedui della fascia pedemontana così come campi e frutteti nelle aree rurali di fondovalle. Allo stesso modo, l’orso si spinge verso i pascoli di alta quota in cerca di radici e bacche, in particolare il ramno  (Rhamnus alpinus), che rappresenta una fonte di alimentazione fondamentale alla fine dell’estate, quando gli esemplari iniziano ad accumulare riserve in vista del letargo invernale.

La continuità e integrità dell’habitat nelle aree rifugio, foreste e pascoli, è un aspetto essenziale per la conservazione e la diffusione della specie. Le principali foreste montane dell’Appennino Centrale, ad oggi, sono protette da un articolato sistema di parchi e di riseve naturali, è dunque di vitale importanza la creazione, il mantenimento e l’eventuale rinaturalizzazione di un sistema di corridoi naturali che permettano all’orso di muoversi da un’area all’altra attraversando in sicurezza i fondovalle e le aree a maggiore concentrazione antropica, dando così continuità alle aree che lo ospitano e possibilità di espansione alla specie.

Oggi l’orso bruno marsicano è seriamente minacciato d’estinzione, con una popolazione residua di 35-50 esemplari concentrati quasi esclusivamente nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo e della sua zona di protezione esterna (ZPE), nonostante singoli individui isolati siano talvolta segnalati in altre aree, contigue e non, ma che storicamente ne hanno conosciuto la presenza (Majella, Sirente-Velino, Monti della Duchessa, Monti Carseolani, Monti Ernici, Terminillo, Gran Sasso-Monti della Laga, Sibillini). In genere si tratta di giovani maschi in dispersione che purtroppo non trovano femmine per riprodursi nelle nuove località raggiunte poiché un’altra delle caratteristiche tipiche della specie è che le femmine tendono ad avere home range più limitati e a rimanere prossime all’area dove sono nate.