Riqualificazione di un abbeveratoio in località Selvaglione Caldo

Il Sangro, con i suoi 122 km, è il secondo fiume più lungo della Regione Abruzzo. Le sue sorgenti costituiscono un prezioso habitat di acqua dolce del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM). Nonostante il loro alto valore ambientale e l’importanza storica del fiume per le comunità locali, le sorgenti sono pressoché sconosciute e al momento alterate dall’impatto del bestiame domestico.

La conduzione dell’allevamento allo stato brado è assolutamente compatibile con la conservazione degli ecosistemi naturali ma, se vengono superati i valori del numero di capi per superficie indicati può essere molto impattante, soprattutto laddove vengono impiegati bovini ed equini.

Gli effetti diretti del pascolo di bestiame di grandi dimensioni su habitat acquatici poco estesi come le sorgenti del fiume Sangro sono:

  • degradazione del suolo, erosione delle sponde e aumento della torbidità delle acque, a causa del calpestio delle rive;
  • minore disponibilità della risorsa idrica, a causa della notevole quantità d’acqua che richiede un singolo capo bovino (fino 60-90 litri al giorno);
  • diminuzione della vegetazione acquatica e di quella ripariale.

Questi effetti si combinano tra loro in modo sinergico, restituendo un habitat aquatico fortemente disturbato, e presentando inoltre i presupposti per una competizione con gli ungulati selvatici per le risorse alimentari e con la restante fauna terrestre per le risorse idriche.

Le sorgenti del Sangro possono essere quindi riqualificate dal punto di vista ecologico attraverso la rimozione del pascolo domestico ad alta intensità.

A tal fine, Salviamo l’Orso ha riqualificato un abbeveratoio nell’area del Selvaglione Caldo (Gioia dei Marsi), sulla sinistra orografica del fiume, per creare un punto d’acqua e allontanare gli armenti dalle sorgenti, rispondendo all’esigenza sociale di conciliare la conservazione della natura con le locali attività zootecniche.

Infatti, la principale causa che porta le mandrie di bovini a invadere le sorgenti è proprio la povertà di acqua nelle aree circostanti. Ciò rende particolarmente difficoltoso per il PNALM applicare rigidamente le restrizioni al pascolo previste dalla legge in quest’area di primaria rilevanza ecologica ed evitare conflitti con gli allevatori. Nel 2007, problemi di coesistenza tra allevatori e grandi predatori sono risultati nell’uccisione di tre orsi marsicani per effetto di una carcassa imbottita di veleno abbandonata in quest’area di così vitale importanza per la loro sopravvivenza.

L’abbeveratoio è stato realizzato in accordo con il PNALM, il Comune di Gioia dei Marsi, i Carabinieri Forestali e l’allevatore a condizione che il bestiame, dotato di questa fonte idrica alternativa, non pascoli più presso le sorgenti. Il progetto è stato curato dai soci di Salviamo l’Orso Francesco Verrocchio, ingegnere, per la parte tecnica e Simone Giovacchini, dottore naturalista, in qualità di consulente scientifico. I lavori sono stati eseguiti a regola d’arte dalla ditta Del Pinto Edilcostruzioni di Aielli (AQ).

Anche l’orso bruno marsicano, una delle specie a maggior rischio di estinzione, beneficerà di questo intervento, ma soprattutto le diverse specie di anfibi endemici della nostra penisola, come l’ululone dal ventre giallo appenninico (Bombina pachipus), la salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata) e il tritone crestato italiano (Triturus carnifex).

Per quanto riguarda l’abbeveratoio, piccoli accorgimenti a basso costo nella sua costruzione, come scalette di risalita con rilascio d’acqua, una grata metallica sospesa sul fondo per proteggere le ovature dagli animali all’abbeverata e la presenza di piccole pozze a valle del canale d’uscita, garantiscono le condizioni ottimali per la riproduzione degli anfibi all’interno e nei pressi dell’abbeveratoio.

Dal momento che gli interventi hanno richiesto caratteristiche di costruzione specie-specifiche, è stato operato un processo per individuare prioritariamente le specie più idonee verso cui poter indirizzare gli sforzi di conservazione. Tali specie, che corrispondono a quelle già citate in precedenza, sono state individuate in base alla precarietà dello status di conservazione, analizzato a scala nazionale e internazionale attraverso la consultazione delle Liste Rosse elaborate dall’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura).

L’individuazione di altri fattori, quali la distribuzione locale (PNALM e aree contigue), le capacità di movimento e la compatibilità dell’area in oggetto di intervento con le esigenze ecologiche specie-specifiche, ha permesso di stabilire che l’abbeveratoio può essere indirizzato con priorità alla conservazione dell’ululone appenninico.

 

CARATTERISTICHE TECNICHE DI INTERVENTO

L’abbeveratoio è costituito da due vasche rettangolari a tenuta in calcestruzzo armato realizzato in opera, comunicanti e disposte in senso longitudinale su due livelli per adattarsi alla leggera acclività del sito. Le vasche hanno uno sviluppo longitudinale di circa 8,30 metri e una larghezza massima di 1,70 e una profondità netta di 0,60 m.

Sono rivestite esternamente in pietra arenaria o altra pietra locale, posta in opera a mano con l’uso di malta di cemento e stuccata con malta di calce. Le vasche sono poste su una soletta in calcestruzzo armato di almeno 20 cm che ne garantisce la stabilità.

Tutto intorno è stata realizzata una massicciata costituita da cemento magro con sopra pietre poste a coltello, per una larghezza di almeno 2,50 m, atta a garantire che il bestiame con il tempo non eroda il terreno nei dintorni e pregiudichi il decoro e la stabilità dell’opera. La massicciata occupa quindi un’area di circa 60 metri quadrati.

L’adduzione dell’acqua avviene tramite tubazione in polietilene reticolato di diametro minimo 40 mm e resistente per l’esterno. Essa è stata interrata partendo dal punto in cui attualmente si riscontra una piccola sorgente acquifera e arriva al punto in cui si trova l’abbeveratoio, a valle. La lunghezza di questo tratto è di circa 200 m.

I 7,5 metri cubi di acqua disponibili nelle vasche corrispondono al fabbisogno di 100 bovini adulti che bevono insieme, superando del 30% le 77 Unità Bovine Adulte che rappresentano la capacità di carico del pascolo (115 ettari) secondo il regolamento del PNALM (0,67 UBA/ettaro).

 

COSTO

La costruzione del fontanile è costata 20.000 €. Salviamo l’Orso ha speso 13.000 € di fondi propri, mentre Patagonia & Tides ha sostenuto questo progetto nel 2017 con una donazione di 8.000 $ (circa 7.000 €).