Pubblichiamo di seguito l’intervista al Presidente di Salviamo l’Orso, Stefano Orlandini, apparsa su Primato, rivista di ASI – Alleanza Sportiva Italiana.
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Per favore … salviamo l’orso
di Luisa Santiloni
Dott. Orlandini, lei è il Presidente dell’Associazione Salviamo l’orso, un’associazione che si preoccupa della tutela dell’orso marsicano. Quali sono i pericoli che corre questa specie?
La popolazione dell’orso marsicano – che ancora vive nel Parco d’Abruzzo Lazio e Mo- lise e nelle sue immediate vicinanze – corre il serio rischio di estinguersi nei prossimi 10-20 anni se non invertiamo il suo trend demografico. Questo significa principalmente prendere una serie di provvedimenti per ridurre la mortalità indotta dall’uomo (bracconaggio, avvelenamenti, incidenti, patologie sanitarie) e rafforzare le misure di protezione a difesa degli ambienti naturali che ospitano l’orso (stop al consumo di territorio).
La sua non è l’unica associazione che ha per obiettivo la salvaguardia dell’orso marsicano. Perché la necessità di costituirne una nuova? Se ci sono, quali sono i rapporti con le altre e quali le differenze principali?
La principale differenza tra “Salviamo l’orso – Associazione per la conservazione dell’orso bruno marsicano” e le altre associazioni ambientaliste che nel corso degli anni si sono occupate dell’orso marsicano è data dal fatto che noi ci occupiamo specificatamente dell’orso appenninico (Ursus marsicanus) e degli habitat in cui in passato ha vissuto questa specie, quelli in cui ancora oggi vive e speriamo torni ad abitare in un futuro prossimo. Le altre associazioni si dedicano, meritoriamente, a tanti altri temi che possono spaziare dalla difesa della biodiversità in generale, alla lotta al riscaldamento globale, ma questo necessariamente fa sì che talvolta il loro impegno per l’orso marsicano non sia così tempestivo e costante come la gravità dell’attuale situazione richiederebbe. “Salviamo l’orso” si differenzia anche per la volontà di promuovere e finaziare tramite sponsors e raccolta fondi alcuni progetti tesi a mitigare le cause specifiche che minacciano la specie (ad esempio la mitigazione del rischio di attraversamento delle strade).
Come si spiega l’aumento del numero di soggetti che si occupano della salvaguardia dell’orso marsicano in relazione all’esistenza del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), sottoscritto da tutte le autorità politiche ed amministrative dell’area geografica comprendente l’habitat primario di questa specie?
Gli enti che hanno sottoscritto il PATOM sono coloro che per ragioni amministrative, geografiche o istituzionali hanno a che fare con l’orso, il territorio dove esso vive e le poltiche che lo riguardano. Si va quindi dalle Regioni, alle Provincie, passando attraverso gli Enti che amministrano le aree protette, al Corpo Forestale che vigila sul territorio, all’Università di Roma che fa ricerca scientifica sulla specie e indica gli orientamenti della politica di conservazione della specie. Il PATOM, se fosse pienamente e correttamente applicato, altro non sarebbe che un insieme di prescrizioni ed un coordinamento tra tutti questi Enti.
Sul sito della sua Associazione si legge che il futuro all’orso in Italia centrale ha lo stesso profondo significato che ha per l’Italia la conservazione di un sito archeologico unico al mondo come quello di Pompei. Ci spiega cosa intende con questo parallelo?
Esattamente quello che diciamo. Una specie animale come l’orso marsicano è parte della nostra tradizione storico-culturale così come lo è Pompei o qualsiasi altro sito archeologico. Non solo, come Pompei l’orso è fonte di richiamo turistico e motore di una serie di attività economiche sostenibili, che devono essere compatibili con la sua esistenza. Ogni anno nell’area del PNALM si registrano decina di migliaia di arrivi di turisti naturalisti da tutt’Europa – talvolta da destinazioni extraeuropee. Questo accade perché riuscire ad osservare, se fortunati, un orso in natura non è cosa affatto comune in Europa, possibile solo da noi in Abruzzo o alle estreme latitudini settentrionali di Russia e Finlandia. Come Pompei è un sito unico al mondo, così lo è il nostro orso che, essendo una particolare sottospecie, è ancora più prezioso!
L’ambiente in Italia sembra essere vissuto come un ostacolo nella realizzazione del progresso, nonostante costituisca una nostra preziosa risorsa. E’ possibile una declinazione dell’ambientalismo in chiave diversa da come l’abbiamo storicamente conosciuto?
Veramente io ribalterei la questione. E’ possibile una declinazione dello sviluppo economico in chiave diversa da come l’abbiamo storicamente conosciuto noi italiani specialmente dal secondo dopoguerra ad oggi? Sarà ancora possibile in futuro devastare il nostro territorio così come è stato fatto indistintamente da governi di tutti i colori negli ultimi sessant’anni e più? Io mi auguro di no; spero che le politiche di conservazione dell’ambiente e del nostro patrimonio storico-culturale abbiano la meglio sugli appetiti economici di breve periodo o di rapina. Perfino le energie alternative sono state in questo Paese mal utilizzate, diventando spesso un danno per l’ambiente anziché una risorsa, come giustamente faceva notare qualche giorno fa (novembre 2012 ndr) l’editorialista Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera.
La sua associazione, come molte delle onlus che animano il nostro tessuto sociale, è composta per lo più da volontari. Ci può dire perché secondo lei perché tante persone scelgono di mettere a disposizione di un gruppo e di una causa il loro tempo libero e le loro energie, senza necessariamente ricavarne niente di concreto in cambio?
Perché’ lavorare a qualcosa o per qualcuno che si ama è estremamente gratificante e spesso ci ripaga di impegni lavorativi e professionali che invece diventano sempre più insoddisfacenti o frustranti.