Negli ultimi giorni, a volte di ora in ora, abbiamo assistito a un susseguirsi di aggiornamenti e smentite in merito alla vicenda dell’orso trovato morto alle pendici del Monte Marrone, sulla catena delle Mainarde, nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Una ridda di ipotesi alimentata da dichiarazioni rilasciate in ordine sparso dagli enti coinvolti, da associazioni e da istituzioni locali e nazionali, poi prontamente riprese dagli organi di stampa, che non hanno fatto altro che creare grande confusione intorno a una vicenda che invece merita di essere inquadrata e contestualizzata il prima possibile.
Si è parlato di avvelenamento, poi di uccisione con colpi di arma da fuoco, infine nuovamente di veleno … quel che è certo è che la carcassa dello sfortunato animale è ancora sotto esame presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo e dovremo aspettare almeno un paio di settimane per avere un responso accertato, completo di esami tossicologici approfonditi, sulle vere cause della morte.
Ma, nel frattempo, ci duole dover constatare ancora una volta la pessima gestione della comunicazione da parte dei soggetti che hanno in carico, a vario titolo, la tutela dell’orso bruno marsicano: un comportamento che denota totale impreparazione, improvvisazione e approssimazione nella gestione delle emergenze, fattori che non solo contribuiscono ad alimentare confusione e incomprensioni intorno alla vicenda ma rischiano anche di inficiare le eventuali attività di indagine da parte degli organi di polizia giudiziaria.
Come associazione, sarà nostro impegno nei prossimi giorni fare pressione affinché gli enti coinvolti producano tempestivamente un responso definitivo e inconfutabile, e prentenderemo che questo responso sia reso pubblico così che possa essere fatta finalmente chiarezza sul caso e possano essere intraprese azioni adeguate.