LIPU, Mountain Wilderness, Pro Natura, Salviamo l’Orso e WWF dicono no a una nuova funivia
Dagli ambientalisti suggerimenti per un proficuo impiego dei fondi pubblici, a tutela dei veri interessi della collettività e di uno sviluppo sostenibile del territorio.
Passano gli anni ma non cambia la mentalità di certi amministratori comunali che vedono le zone naturalistiche più belle e più importanti del loro territorio solamente come occasione per l’ennesima speculazione, in nome di un malinteso, irreale e perdente modello di sviluppo economico. Il 28 ottobre le amministrazioni comunali di Roccaraso e di Castel di Sangro hanno approvato la sottoscrizione di un accordo di programma per attuare il collegamento funiviario tra le montagne di Castel di Sangro e l’Aremogna in comune di Roccaraso. Sembrava che la Regione Abruzzo avrebbe erogato a tale scopo la somma di 17 milioni, nell’ambito dei finanziamenti Par-Fas. Fortunatamente la Giunta regionale ha rimodulato per ragioni di tipo tecnico questo incredibile sperpero di fondi pubblici, ma il pericolo non è ancora sventato. Il progetto, se realizzato, comporterebbe la distruzione, sia sotto il profilo ambientale che paesaggistico, di un territorio di eccezionale valore naturalistico, di importanza primaria per l’orso bruno marsicano, sempre più minacciato di estinzione per diversi motivi, tra i quali in primo luogo il consumo e il degrado dei territori dove vive. Questi territori sono inclusi a pieno titolo nel PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), formalmente approvato dalla Regione Abruzzo con delibera di giunta, nel 2010, che ne prevede un’attenta ed adeguata tutela. Gli impianti andrebbero inoltre ad interferire con il corridoio ecologico tra il Parco Nazionale d’Abruzzo ed il Parco Nazionale della Maiella.
Tra l’altro negli anni passati tra Roccaraso e l’Aremogna è stato realizzato un grande complesso di impianti sciistici che hanno già inferto gravi ferite all’integrità del territorio e per la cui sopravvivenza, a causa degli incombenti cambiamenti climatici e alla conseguente cronica mancanza di neve sciabile, è prevista a breve la realizzazione di un grande bacino per l’innevamento artificiale. Un ulteriore attacco all’ambiente finanziato con 8 milioni di euro quando non si trovano denari per scuola e sanità pubblica: una vera follia! Tutta l’area poi è Zona di Protezione Speciale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta cioè di una fascia cuscinetto circondante il Parco Nazionale e che ne costituisce un complemento fondamentale per la tutela dei suoi più importanti valori naturalistici. Vi vivono, oltre all’orso, anche il lupo, l’aquila reale, il rarissimo falco lanario, il gracchio corallino, e diverse altre specie, tutte particolarmente tutelate a livello non solo nazionale ma anche comunitario, per le quali, ai sensi delle Direttive comunitarie, gli Stati membri sono tenuti alla tutela non solo delle specie ma anche dei loro habitat.
Si fa finta di non capire come questi territori, conservati nella loro integrità, siano la vera materia prima per uno sviluppo turistico durevole. Il turismo verde costituisce una fonte di sviluppo economico di grande importanza e in costante aumento in quelle zone dove il territorio viene conservato in modo adeguato. L’ecoturismo, il turismo naturalistico costituiscono ormai in tanti posti, anche in Abruzzo, la prima fonte di sviluppo economico e richiamano turisti da tutta Europa.
I fondi pubblici disponibili andrebbero utilizzati per scopi di evidente utilità sociale, come, ad esempio, la riqualificazione dei centri storici di montagna in chiave antisismica, il miglioramento della ricettività alberghiera, la riqualificazione della rete stradale di montagna con nuova segnaletica stradale e innovativa segnaletica turistica bilingue, una adeguata segnaletica di livello europeo della rete escursionistica su tutte le montagne, il restauro funzionale dei rifugi di media e alta montagna a scopo alpinistico, sci alpinistico ed escursionistico, il restauro dei rifugi per l’alpeggio estivo al servizio della pastorizia, la creazione di una rete per lo sci nordico in tutti i comprensori montani, il restauro delle “stinzie” del Gran Sasso, delle “pagliare” del Sirente, delle capanne “a tholos” della Montagna dei Fiori e della Majella, il restauro dei fontanili di media montagna, il rifacimento delle reti idriche degli acquedotti di montagna, la realizzazione di sistemi di depurazione delle acque reflue dei rifugi, degli alberghi, delle case sparse e dei borghi di montagna con le tecnologie dolci, a basso consumo energetico, la forestazione ambientale con essenze autoctone nelle aree pedemontane incolte a forte rischio idrogeologico, il miglioramento dei servizi sanitari e dei servizi sociali, l’adeguamento dei servizi pubblici con una mobilità sostenibile, la modernizzazione degli edifici scolastici, con enormi vantaggi economici per le popolazioni locali e in particolare per l’occupazione dei giovani residenti.
L’utilizzo dei fondi pubblici per le opere sopra elencate può rappresentare il vero investimento per il futuro della Regione Verde d’Europa. La Regione Abruzzo non può competere con le stazioni sciistiche delle Alpi anch’esse in crisi per la riduzione del manto nevoso e pertanto la via dello sci da pista deve essere assolutamente abbandonata perché oltre a causare danni irreversibili ai pendii delle montagne, risponderebbe solo agli appetiti della speculazione turistica e del consumo di suolo e di paesaggio. In ogni caso le associazioni vigileranno per impedire questa inutile ulteriore devastazione finanziata con i soldi dei contribuenti!
Pescara, 30 ottobre 2014