Salviamo l’Orso nasce tre anni fa con l’intenzione di sensibilizzare l’opinione pubblica alla necessità di rilanciare la tutela di una specie unica, l’orso più raro al mondo una risorsa eccezionale dei nostri territori e del paese capace se gestita oculatamente di diventare un volano eccezionale per l’unico tipo di turismo oggigiorno in espansione vale a dire il turismo verde naturalistico ed escursionistico. A questo tipo di sensibilizzazione della pubblica opinione e ad un ruolo di controllore degli enti preposti , come ogni ONG degna di questo nome dovrebbe fare, SLO ha aggiunto un ruolo attivo di intervento concreto autofinanziato sulla falsariga di cio` che hanno sempre fatto le grandi associazioni europee e nordamericane. Ci siamo pienamente riusciti ? Non sta a me dirlo ma sicuramente non ci siamo limitati alle denunce, i fatti stanno li a dimostrarlo, dagli interventi per mitigare il rischio di investimenti stradali alle campagne di vaccinazione dei cani da lavoro, dalla chiusura di alcune strade forestali alla regolamentazione del traffico su altre per finire al pagamento dei danni da orso fuori dalle aree protette noi abbiamo fatto il possibile compatibilmente con le nostre risorse affinchi nostri propositi non rimanessero solo parole spese al vento e con la specifica intenzione di sottolineare come determinati interventi dipendessero solo dalla volontà politica di farli e non da i fondi a disposizione.
Da parte sua l’orso marsicano ha lanciato alcuni segnali positivi nell’ultimo anno pur segnato da nuove dolorose perdite, la nascita di 11 piccoli nella sua core area e l’importantissima segnalazione di un’altra femmina accompagnata da 2 cuccioli in Majella sono sicuramente i più eclatanti, testimonianza della vitalità della specie. Anche i risultati del censimento genetico condotto dall’Università e dal parco la scorsa estate hanno confermato una sostanziale stabilità dei numeri della specie, certamente non l’aumento del 25% che era l’obiettivo stabilito dal PATOM ormai 6 anni fa ma in un panorama avaro di buone notizie accontentiamoci di questo !
Non è però giusto menzionare solo ciò che di buono è stato fatto dall’associazione o i piccoli segnali positivi di cui sopra , al contrario ci preme sottolineare come i principali nodi che immobilizzano le politiche di conservazione di questa straordinaria popolazione di orso siano ancora tutti da sciogliere oggi, cosi come lo erano 10-15 anni fa senza volersi spingere piu`a ritroso. Permetteci quindi di parlare subito dell’intollerabile situazione su cui tanto si è spesa SLO nell’ultimo anno, situazione che rileviamo su un territorio che è parte del Parco Nazionale e dove a distanza di 3 anni dal primo conclamato caso di TBC bovina ed ad uno dalla morte di una giovane femmina di orso in età riproduttiva non abbiamo ancora alcuna certezza che il focolaio infettivo sia stato eradicato, non solo ma ci si appresta ad autorizzare di nuovo l’invasione di centinaia di vacche in un territorio che è istituzionalmente dell’orso , un piccolo lembo di terra che non siamo ancora capaci di tutelare al meglio. Ebbene, poco più di dieci giorni fa il Parco ha ricevuto comunicazione dai servizi veterinari regionali che il focolaio di tbc non esiste più ….. è la medesima comunicazione già ricevuta nel 2011 e nel 2012…..nel 2014 di TBC è invece morta un orsa. Ci chiediamo e chiediamo ai rappresentanti del Ministero ed al Presidente Carrara qui presenti…<< è sufficiente questa ulteriore dichiarazione dei Servizi veterinari ? Fino a quando potremmo considerare l’area indenne dalla tbc ? Fino al ritrovamento della prossima carcassa di vacca o di orso ? >>
Noi riteniamo la dichiarazione dell’autorità veterinaria regionale non attendibile alla luce di cio`che è accaduto negli anni scorsi e vogliamo sperare che il Parco non si accontenti di un pezzo di carta quando la stessa ASL1, imbarazzata e pressata dalle nostre richieste, solo venti giorni fa dichiarava pubblicamente sulla stampa che tutta l’area è infetta a causa dei selvatici portatori del batterio…dichiarazione anche questa contestabile ma sintomatica della situazione….L’ASL1 non puo’ dare alcuna garanzia sull’assenza della TBC sui pascoli ma se un bovino si ammalasse sarebbe colpa della fauna selvatica , nonostante cio’ permette al bestiame di tornare su quei pascoli !
Tra l’altro il caso Gioia dei Marsi è solo la dimostrazione più eclatante di una situazione della zootecnia che è gia critica in altre aree del PNALM importanti per la conservazione dell’orso, basterebbe chiedere agli amici dell’Associazione “Montagna Grande” di Bisegna cosa ne pensano e cosa succede nel loro territorio comunale e nella Valle del Giovenco.
SLO ha combattuto e combatte una lotta strenua su questo fronte poichè lo ritiene fondamentale banco di prova per testare la reale volontà delle attuali gestioni del Parco e del Ministero dell’Ambiente di venire a capo del problema non solo perchè un’ epidemia di TBC potrebbe voler dire la scomparsa dell’orso marsicano da queste terre e quindi dal pianeta ma anche per capire se la conservazione dell’orso , come a noi piace dire , rimane tuttora una priorità per il Ministro dell’Ambiente e per il nostro paese oppure non lo è più nonostante le dichiarazioni ufficiali.
La verità purtroppo è che anche nell’ultimo anno le istituzioni si sono dibattute tra incertezze , “stop and go”, insopportabili lentezze e vergognose inefficienze. La Regione, Abruzzo che più di tutti avrebbe interesse a conservare l’orso se non altro come attrattore turistico per le sue aree interne dà prova, grazie all’insipienza della sua classe di amministratori, di un totale disinteresse per le problematiche che lo affliggono talvolta fino a diventarne il suo peggior nemico, la storia della TBC o i progetti insensati e anti economici come quello della funivia Castel di Sangro-Roccaraso-Passo Godi-Scanno sono li a dimostrarlo. Non vi sono fondi regionali per indennizzare gli allevatori eventualmente da traslocare ma si spendono milioni di euro per pagare progetti che rimarranno sulla carta o peggio si pensa di spenderne 150 di milioni per realizzare una funivia totalmente inutile….
Vedete una delle cose che più abbiamo combattuto in questi 3 anni è stata la superficialità, l’inaffidabilità il disprezzo verso gli impegni presi di cui hanno dato prova i politici abruzzesi di tutti gli schieramenti e non pochi funzionari pubblici. Avremmo preferito che questi signori avessero avuto il coraggio e la coerenza di dire che a loro dell’orso non importa nulla e conseguentemente si fossero assunti la responsabilità di questa scelta dinanzi all’opinione pubblica , del resto la scelta di conservare o no questo retaggio della nostra storia e della nostra tradizione è fondamentalmente una scelta politica, invece questo firmare impegni mai onorati, questo riempirsi la bocca di buoni propositi mai implementati , l’intollerabile lentezza e la sciatteria con cui si trattano questioni fondamentali come l’approvazione del piano del parco , l’istituzione delle aree contigue, ebbene tutto cio’ è francamente esasperante ed ancor più offensivo per i cittadini tutti e per chi invece lavora con impegno e coscienza per la conservazione dell’orso e del nostro patrimonio naturale.
Tutto cio’ ci porta ad una riflessione finale che non facciamo oggi per la prima volta ma che, sottoposta più volte al Ministero ed a coloro che portano la responsabilità della gestione della specie, non ha mai avuto chiara risposta vale a dire…. serve ancora pensare al PATOM come allo strumento adatto a gestire ed indirizzare le politiche di conservazione dell’orso marsicano o è tempo di pensare a qualcos’altro ?
Possiamo correre ancora dietro ai funzionari della provincia di Frosinone piuttosto che al consigliere delegato alla caccia della Regione Molise (il prode Di Pietro…) o a coloro che nei “palazzi regionali” di Abruzzo e Lazio bloccano da anni il piano del Parco e l’istituzione delle aree contigue, istituzione attesa da quasi 3 decenni ?? Possiamo perdere il sonno sperando che l’assessore Di Matteo e la Regione Abruzzo si ricordino che il loro Parco Regionale del SIRENTE-VELINO non ha un piano di zonazione da 25 anni, anzi non lo ha mai avuto, cosicchè i Sindaci dell’area per far cassa possano massacrare a colpi di tagli selvaggi i boschi e le foreste del Sirente dove secondo il PATOM, appunto, dovrebbe espandersi la popolazione d’orso facendosi strada tra il rumore continuo delle motoseghe e dei camion che percorrono le strade forestali ? E’ possibile che il 90% delle strade forestali del versante laziale del Parco pur dotate di sbarre siano tutte aperte ….nonostante che uno degli obiettivi del LIFE fosse invece quello di regolarne l’accesso ? E’ concepibile rimanere ostaggi di un ASL inattendibile ed in balia di un evidente conflitto di interesse e di improbabili sindacalisti della CONFAGRICOLTURA pronti a negare l’evidenza quando si tratta di regolamentare la zootecnia in un Parco Nazionale ? O essere costretti a rimboccarsi le maniche ed a ricorrere all’ENPA ed alle associazioni di volontari,come sta facendo giustamente l’Ente Parco, per porre un’argine al randagismo canino altro fronte su cui l’ASL ed i Comuni si dimostrano inadempienti ?
In pratica noi pensiamo che sia venuto il tempo di archiviare definitivamente il PATOM per manifesto fallimento e che si debba pensare a qualcos’altro che abbia quello che al PATOM è sempre mancato, una vera Autorita con poteri decisionali sovraordinati a quelli delle amministrazioni che oggi governano il territorio dell’orso.
Noi vogliamo provare a cambiar le cose , noi tutti, associazioni , strutture ministeriali, tecnici, gestori delle aree protette, tutti coloro che desiderano sinceramente conservare l’orso in Appennino devono provarci perchè ad oggi il PATOM non è stato di alcuna utilità , è triste ma è la la verità che tutti conoscono….o almeno il PATOM ha individuate le criticità, le minacce che mettono in pericolo la specie ma non è stato in grado MAI di imporre provvedimenti, di produrre azioni concrete e sistematizzate per far fronte a queste criticità… sono anni ormai che pestiamo acqua nel mortaio !
Salviamo l’Orso non si stancherà mai di ricordare a tutti coloro che rappresentano le istituzioni gli impegni presi con il paese e l’opinione pubblica e continuerà a fare diligentemente il suo mestiere di ONG ma tecnici e politici devono dare nuova forma, concretezza e la necessaria autorità alle politiche di conservazione dell’orso marsicano pena, altrimenti, la sua probabile ed inevitabile estinzione.