Ieri, 26 febbraio, si è tenuta presso la Corte di Appello de L’Aquila l’udienza che vede imputato un uomo di Pettorano per l’uccisione a colpi di fucile di un esemplare di orso marsicano. La sentenza di primo grado di assoluzione era stata impugnata dalla Procura Generale del capoluogo su istanza delle Associazioni costituire parti civili, Salviamo l’Orso, WWF, LAC, LAV, e dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Troppe le incongruenze e la superficialità della prima sentenza, tanto che la Corte territoriale decise il parziale rinnovo dell’istruttoria. Di particolare interesse la deposizione del perito balistico Minervini, il quale ha puntualmente ricostruito la dinamica dell’episodio, che dovrebbe condurre per l’affermazione di un’azione cosciente e volontaria dell’uccisore, predeterminata alla soppressione di un raro esemplare di una specie protetta e senza che ciò venisse motivato da un’apprezzabile ragione (l’orso era ritenuto colpevole di aver mangiato alcune galline dell’imputato che sarebbero state indennizzate dalla Regione Abruzzo o dalle Associazioni). Il prossimo 13 marzo il processo giungerà a conclusione con la discussione e la sentenza. SLO auspica che questa sia conforme alle risultanze processuali e a giustizia, affinché per l’avvenire nessuno pensi di poter sopprimere ancora esemplari di orsi marsicani, simboli della nostra natura più selvaggia e ancestrale.
A Pettorano sul Gizio la via per la convivenza con l’orso è stata tracciata nel 2015 da Salviamo l’Orso, la Riserva Monte Genzana Alto Gizio, Rewilding Apennines e Dalla parte dell’Orso con il progetto “Comunità a Misura d’Orso del Genzana” proprio affinché certi episodi non si ripetano.