Marsilio, il Presidente “romano” della Regione Abruzzo e il suo centrodestra assestano un colpo mortale al Parco Regionale Sirente Velino.
Un parco regionale quello del Sirente Velino, l’unico della Regione Abruzzo, tanto sbandierato come importante tassello del sistema dei parchi della Regione Verde quanto bistrattato, che non è stato mai messo in condizioni di funzionare. Ad oltre trent’anni dalla sua istituzione, il parco non ha organi nominati ed insediati, com’è stato per buona parte della sua esistenza, e risulta tuttora commissariato.
Un parco, fulcro del complesso delle aree protette dell’Appennino centrale, con la presenza del terzo gruppo di montagne per altezza e di tutte le specie simbolo della natura appenninica, orso compreso (con numerosi avvistamenti e segni di presenza rilevati proprio in questi ultimi tempi), in perenne carenza di strutture, personale e soprattutto fondi. Un parco dove, però, si trovano e si investono milioni di euro pubblici per nuovi impianti di risalita, lì dove sono già presenti due delle più grosse stazioni sciistiche del centro Italia, con il loro notevole ed inevitabile carico impattante sulla natura dei luoghi. Un parco per il quale i diversi governi regionali (di destra e di sinistra) succedutisi negli anni non hanno trovato di meglio come cura che quella del taglio. Sì, perché l’ultimo di circa 7000 ettari sarà il definitivo colpo al cuore alla speranza di un futuro per l’area protetta. Il parco regionale ha subito altri tagli in passato, periodicamente, e la cura è stata sempre peggiore della malattia. L’ultimo colpo però, certamente il più duro, è stato portato a termine da una classe politica del tutto insensibile ai temi e alle problematiche ambientali riportati alla ribalta nell’ultimo anno e mezzo proprio dalla pandemia e senza far riferimento ad alcuna base scientifica, solo per soddisfare i meschini interessi personali e localistici di un gruppo di Sindaci interessati ad un pugno di voti (quelli di poche decine di cacciatori in primis…) che garantiscano le loro poltrone e responsabili in prima persona del decadimento e dello spopolamento dei loro paesi e dei loro territori che uscendo dal parco ne pagheranno il prezzo anche in termini di afflusso turistico.
Una classe politica che, avendo già a suo tempo incassato l’assegno, ha eseguito esattamente ciò che era stato loro “pre-ordinato”, facendosi beffe dell’opinione di oltre 125.000 cittadini italiani ed abruzzesi manifestata tramite la raccolta di firme e senza nemmeno accettare un confronto serio con le associazioni. Vedremo quali ulteriori effetti negativi avranno queste scelte scellerate su ciò che resta del parco e sul funzionamento dell’ente, già in stato comatoso grazie al totale disinteresse della Regione. Di certo noi di Salviamo l’Orso faremo il possibile per impedire che un solo euro venga destinato dalla Comunità Europea ai Comuni che hanno richiesto l’uscita della maggior parte dei loro territori dall’area protetta e soprattutto, ci ricorderemo, e lo ricorderemo anche agli altri, di coloro i quali hanno preso queste decisioni la prossima volta che andremo alle urne!