Grande partecipazione di pubblico sabato mattina 14 dicembre al teatro Cordova di Pescara, con oltre un centinaio di persone, per il convegno “Orsi senza confini”, dedicato alle attuali sfide di conservazione dell’orso bruno marsicano, soprattutto all’esterno delle aree naturali protette.

Il nostro socio Stefano Civitarese, professore di diritto pubblico presso il Dipartimento di Scienze giuridiche e sociali dell’Università G. d’Annunzio, partner dell’evento insieme a Italia Nostra, rappresentata dall’arch. Massimo Palladini, ha delineato gli aspetti giuridico-amministrativi del PATOM, Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano. Rivolgendosi a una platea di studenti, amministratori e tecnici dei parchi, rappresentanti di enti locali e cittadini, Stefano Civitarese in apertura ha espresso la necessità di riformare il PATOM affinché “tiri fuori i denti” trasformandosi in strumento operativo e cogente per tutte le istituzioni interessate. Lo si può fare, con o senza interventi legislativi, facendone un vero o proprio contratto di sviluppo o accordo di programma, con obbligazioni definite, chiare, sanzionabili e adeguate risorse finanziarie. La precondizione è che al di là delle dichiarazioni di circostanza vi sia una presa di coscienza, e una conseguente assunzione di responsabilità politica a tutti i livelli, sul valore costituzionale primario della tutela dell’orso in quanto specie-ombrello o bandiera attraverso cui perseguire la tutela della biodiversità dell’Appennino Centrale e una strategia di sviluppo sostenibile in linea con l’Agenda ONU 2030. È su questo e non sulle vecchie e fallimentari politiche della creazione di bacini sciistici, che occorrerebbe un grande patto politico e sociale per lo sviluppo sostenibile dell’Appennino Centrale di cui lo stesso PATOM dovrebbe essere un cardine.

Nel corso della lunga mattinata si sono susseguite numerose sessioni: quella legata agli aspetti scientifici e della ricerca sull’orso bruno marsicano, tenuta dal prof. Paolo Ciucci e dalla dott.ssa Roberta Latini; quella sui principi e gli impegni politici, affrontata dai presidenti dei Parchi Nazionali d’Abruzzo, Lazio e Molise, prof. Giovanni Cannata, della Majella, Lucio Zazzara, del Gran Sasso e Monti della Laga, Avv. Tommaso Navarra e dal Responsabile Ufficio Parchi e Aree Protette della Regione Abruzzo, Igino Chiuchiarelli. Il referente dell’Autorità di Gestione del PATOM, dott. Antonio di Croce, ha approfondito gli aspetti tecnici e i rapporti istituzionali di questo strumento importantissimo ma ancora perfettibile. Ampio spazio è stato riservato anche alle Reti di Monitoraggio per l’Orso Marsicano in Abruzzo, Molise e Lazio: la dott.ssa Sefora Inzaghi, focal point per la Regione Abruzzo, ha illustrato la struttura e il funzionamento della Rete Abruzzo e Molise, nonché i risultati molto positivi di questi primi anni di attività; il dott. Andrea Di Girolamo della Regione Molise ha evidenziato gli interessanti e recenti rilevamenti di segni di presenza in Alto Molise e nell’area del Matese; la dott.ssa Ivana Pizzol della Regione Lazio ha tracciato l’excursus storico della Rete di Monitoraggio nel Lazio, la prima a essere stata attivata, e la sua utilità sul piano gestionale delle aree protette. L’ultima sessione è stata dedicata più strettamente agli aspetti socioculturali della convivenza con l’orso. Il prof. Alfredo Augustoni dell’Università d’Annunzio ha delineato le molteplici dimensioni, come quella materiale, cognitiva, relazionale, in cui è possibile ascrivere il conflitto uomo-orso; la dott.ssa Angela Tavone di Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines ha offerto spunti di riflessione sulle buone pratiche di convivenza attraverso la realizzazione e replicazione del progetto “Comunità a Misura d’Orso”; la dott.ssa Arianna Calderamo ha illustrato la sua tesi di laurea magistrale sulla valutazione sociale dei progetti Rewilding Apennines-Salviamo l’Orso sotto i profili delle azioni di conservazione, dell’impresa e della comunicazione; il dott. Antonio Nicoletti di Legambiente ha evidenziato le discrepanze in termini di impegno politico ed economico da parte delle tre Regioni e come queste influiscano poi sulla concretezza delle azioni sul territorio; il dott. Dante Caserta del WWF ha sottolineato ulteriori e importanti cause di conflitto con l’orso, quali la distruzione dell’habitat idoneo attraverso la realizzazione di nuovi impianti da sci e la caccia in aree sensibili per la specie; il dott. Fernando Di Fabrizio di Italia Nostra ha riacceso i riflettori sul conflitto storico all’orso, che ha determinato la decimazione della popolazione a causa della caccia, soprattutto nel corso dell’Ottocento; Daniela D’Amico del Servizio Promozione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha illustrato le numerose azioni svolte dall’Ente per la prevenzione dei conflitti uomo-orso e per la diffusione di un clima di convivenza con la specie, lanciando anche alcune provocazioni volte a stimolare riflessioni, ad esempio, sul territorio di appartenenza delle due specie: in una vignetta un sindaco viene interrogato da un orso, che chiede cosa vuole fare e l’uomo con il tricolore risponde “Aiutarti a casa tua”.

Continuare a parlare di orso in termini di “problema”, come è stato fatto in alcuni degli interventi del convegno, piuttosto che di risorsa per il territorio è sintomo di un approccio desueto e inadeguato nei confronti della sfida che una classe dirigente che voglia dirsi tale deve raccogliere per garantire che l’orso bruno marsicano possa continuare ad abitare i nostri boschi nei decenni a venire. A questo riguardo il fatto che la Regione Verde d’Europa, l’Abruzzo, stanzi 30.000 euro per l’orso, vale a dire poco più di quanto il Comune di Pescara destini a sfamare i gatti randagi (20.000 euro) e che la Regione Lazio continui da anni a promettere invano l’istituzione del Parco degli Ernici, è il segno tangibile di come siamo purtroppo assai lontani dalle suddette presa di coscienza e assunzione di responsabilità.

L’orso non ha confini, come è stato più volte sottolineato, e tutti dovremmo sforzarci di superare i nostri meno visibili confini mentali e culturali.

Ringraziamo l’Associazione LAAD e Italia Nostra per averci ospitato e tutti i partecipanti per essere intervenuti così numerosi.