L’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è inserito negli allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” in quanto specie di interesse comunitario e prioritario, pertanto richiede una rigorosa tutela su tutto il territorio nazionale. La sottospecie appenninica è costituita da un’unica popolazione presente nell’appennino centrale, Ursus arctos marsicanus, e che è classificata nelle categorie di minaccia della IUCN come “EN = endangered” ossia in pericolo di estinzione.

Come ampiamente riconosciuto in letteratura, i principali fattori di rischio per l’orso bruno in Europa e in particolare nell’appennino centrale sono la mortalità indotta dall’uomo, la perdita di habitat idoneo, il disturbo in siti cruciali quali i siti di svernamento e i siti di alimentazione in periodi critici. Inoltre nel caso dell’orso marsicano la ridotta dimensione della popolazione, probabilmente ben al di sotto della minima popolazione vitale e quindi con una bassissima variabilità genetica congiuntamente ad un precario stato sanitario, è un altro gravissimo fattore di rischio. E’ stato anche evidenziato come gli effetti derivanti dalle infrastrutture e dalla presenza di attività antropiche di vario genere si ripercuotano negativamente sull’ecologia della specie e la sua conservazione.

Minacce antropiche (bracconaggio, sostanze tossiche, incidenti stradali)

Minacce: orsi annegati - fonte webUna delle maggiori cause di morte dell’orso marsicano è dovuta a cause direttamente riconducibili all’attività umana: in particolare al bracconaggio diretto o indiretto (rivolto ad altre specie quali il cinghiale) o a possibili “errori” durante le battute di caccia, in genere al cinghiale come avvenne tra il 1977 e il 1986 (15 orsi uccisi) e tra il 1991 e il 2000 (19 orsi uccisi).

Anche l’utilizzo dei bocconi avvelenati nelle aree di raccolta dei tartufi in particolare in aree marginali del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise quali il Frusinate e la Val Roveto è un’importante causa di morte. Molto spesso questa attività avviene in condizioni di illegalità o di scarso controllo. Sempre l’uso di sostanze tossiche è spesso impiegato nella “bonifica” dei grandi predatori quali il lupo e l’orso. Ne è un esempio la morte dell’orso Bernardo e della sua famiglia nel 2007 dove una carcassa di capra fu imbottita di un potente insetticida e usata come esca.

Gli incidenti stradali, dopo alcuni investimenti negli anni ’80 avvenuti per impatto con il treno, sono ritornati attuali con la morte di una femmina di orso su di un rettilineo della SS 83 “Marsicana” appena fuori l’abitato di Pescasseroli nel maggio del 2011. In quell’occasione si salvarono fortunosamente i suoi tre piccoli. L’attualità di questi eventi è testimoniata, purtroppo, da alcuni orsi morti in Trentino nel corso del 2012.

Anche l’incuria può essere pericolosa per le sorti dell’orso. A farne le spese sono state due femmine di orso a Collelongo nel giugno 2010, che pare siano accidentalmente cadute in un vascone per la raccolta dell’acqua piovana non recintato.

Frammentazione dell’habitat

La vulnerabilità di un’area è direttamente condizionata dalla frammentazione dell’habitat i cui effetti interessano sia la componente biotica che quella abiotica dell’ecosistema. La frammentazione degli ambienti naturali è attualmente considerata una tra le principali minacce di origine antropica alla diversità biologica. E’ stato inoltre dimostrato come, a livello di specie, tale processo costituisca una delle cause dell’attuale elevato tasso d’estinzione a scala globale.

In particolare l’effetto margine induce, nelle aree di contatto e limitrofe, una trasformazione della struttura vegetazionale, del microclima, della copertura del suolo che provoca a sua volta, effetti diretti, indiretti e specie-specifici sulla distribuzione e abbondanza delle specie animali e vegetali.

Disturbo

Uno dei principali fattori di rischio per l’orso bruno marsicano è dato dal disturbo e dalle situazioni di stress che il plantigrado subisce.

L’apertura di nuove strade, per esempio, corrisponde sempre e ovunque a un aumento di frequentazione dell’area da esse raggiunta; in pratica il disturbo alla fauna non è legato soltanto alla fase di cantiere per l’apertura della strada, ma al contrario è legato all’aumento della presenza antropica sul lungo – lunghissimo periodo. Infatti la presenza di strade sterrate corrisponde a una intensa frequentazione dell’area da parte di persone che si spostano soprattutto con mezzi motorizzati: turisti, motociclisti, quaddisti, cercatori di funghi, addestratori di cani, cacciatori, allevatori.

Anche il disturbo effettuato da un taglio boschivo in prossimità di zone di tana, specie nel periodo letargico (come accertato in passato), può causare forte stress all’orso.

Non di meno è il disturbo causato dalla presenza diretta dell’uomo nelle aree in cui vive l’orso: cacciatori (e mute di cani), cercatori di funghi o legna, curiosi, fotografi naturalisti o semplici escursionisti che con la loro presenza si trovano talvolta in situazioni o aree delicate per il plantigrado (riproduzione, letargo, alimentazione ai ramneti). E’ dimostrato che in condizioni di disturbo, lo stress negli orsi riduce l’attività di alimentazione.

Variabilità genetica e stato sanitario

Un aspetto critico per l’orso bruno marsicano è la diminuita efficacia delle difese immunitarie a causa della ridotta variabilità genetica. Infatti l’insorgenza di un problema sanitario, in una popolazione già drasticamente ridotta dal punto di vista numerico potrebbe generare gravissimi problemi per la conservazione della popolazione dell’orso.

Negli ultimi anni (2008 e 2012) a causa di agenti patogeni forse riconducibili a interazioni con il bestiame domestico sono morti due individui che vivevano, al di fuori della core area, nel massiccio Duchessa – Velino – Sirente. E’ stato accertato che almeno l’80% delle patologie ritenute importanti per l’orso provengono dal bestiame domestico o da cani randagi.

Minacce: bestiame morto, Gioia dei Marsi - ph. D.ValfrèIn particolare sono state recentemente segnalate all’interno della popolazione quattro importanti malattie tra cui brucellosi, cimurro, parvirosi ed epatite infettiva canina, tutte legate a serbatoi domestici.

Anche l’epidemia di tubercolosi rilevata quest’estate a Gioia dei Marsi in una mandria di bovini non fa che aumentare la gravità della situazione sanitaria.

Per la patologia ancora non ben definita chiamata “dermatite” e riscontrata nei primi anni ’90 che causa lesioni ulcerose sulla testa, gli esperti concordano che sembri non dover destare preoccupazione per lo stato di salute generale dell’orso.

Interazioni con il bestiame domestico

Altro fattore di rischio per l’orso è il problema del sovrapascolo e delle interazioni con il bestiame domestico, specie proveniente da altre regioni.

A causa di un problema di disturbo diretto e di eccessivo sfruttamento delle risorse alimentari (spesso si vedono i bovini alimentarsi nei ramneti al posto degli orsi), è essenziale che alcune aree critiche, tra cui in primo luogo i pascoli affittati dall’Ente Parco, vengano effettivamente precluse all’utilizzo da parte del bestiame domestico.

A ciò va aggiunta la preoccupazione per lo stato sanitario del bestiame domestico.

Infrastrutture, attività antropiche e trasformazione dell’habitat

Le trasformazioni dell’habitat provocate dall’installazione di una grande infrastruttura o dall’instaurarsi di una forte attività antropica, causano una diminuzione della qualità dell’habitat e sono estremamente svantaggiose per l’orso: un habitat che prima era idoneo diventa non idoneo e la superficie totale di habitat idonei disponibili diminuisce.

Minacce: impianti eolici - ph. D.ValfrèA tal proposito l’analisi di idoneità degli habitat condotta da Falcucci e collaboratori (2008) rivela un importantissimo aspetto della conservazione degli habitat. Lo studio riguarda l’area di presenza storica della specie  nell’appennino centrale, ove gli autori esaminano le trasformazioni degli habitat montani a scala di paesaggio dagli anni sessanta al 2000 e sulla base di esse fanno una proiezione di idoneità al 2020; queste trasformazioni, causate dallo spopolamento della montagna e dal declino dell’economia montana (con drastica riduzione della pastorizia, dell’agricoltura e dello sfruttamento intensivo dei boschi), hanno causato una espansione degli habitat idonei per l’orso; tale espansione continuerà nei prossimi 20 anni a meno che non avvengano modificazioni non prevedibili che vadano ad alterare profondamente e irreversibilmente gli habitat rendendoli non idonei; tra queste modificazioni gli autori indicano la creazione di impianti da sci, l’apertura di strade e l’installazione di centrali eoliche. Anche l’apertura di cave, il disboscamento e l’installazione di grossi impianti fotovoltaici possono trasformare l’habitat in irreversibilmente.

Tutti questi fattori nell’insieme provocano la diminuzione  dello spazio fisico e delle risorse trofiche a disposizione dell’orso.

Scarsa sensibilizzazione e burocrazia amministrativa

La mancanza di comunicazione legata alle strategie di conservazione dell’orso bruno marsicano che non vengono rese note in maniera costante e frequente e con abbondanza di notizie da parte delle istituzioni ed enti che si occupano della tutela dell’orso, porta ad una scarsa sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle popolazioni locali nei territori dove l’orso vive.

Inoltre, malgrado dal 2006 sia stato redatto il PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), spesso si assiste ad un mancato coordinamento tra le varie amministrazioni pubbliche ed enti sulle iniziative da intraprendere in difesa del plantigrado.

Ciò spesso si traduce in una condizione di forte inattività operativa, in un contesto di burocrazia amministrativa, tutta a discapito dell’orso marsicano.


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